E se il plum cake si rompe? Ti ‘sbriciolo’ un’idea!

Questa è una storia da raccontare.
Il classico aneddoto a lieto fine.
Un racconto di cucina che finisce con: “e vissero tutti felici, più grassi e contenti!

C’era una volta la mamma di Gio che voleva fare una torta per le sue colleghe. Non una torta qualunque, ma un plum cake impastato e cucinato con la macchina del pane. “Perché così posso mostrare loro che bella macchina ho comprato” andava dicendo tutta felice, mentre inseriva gli ingredienti nel cestello. Il programma finì giusto giusto dopo cena, con il biiiiip di fine cottura e un profumino di torta alle pere che faceva venire l’acquolina in bocca. Ed è qui che entra in gioco il nostro antagonista: sfortuna, fretta, incoscienza di cuoca sedotta dal dolce profumo… chiamatelo come volete. La mamma di Gio si affrettò a prendere il cestello e a capovolgerlo per far scivolare via il plum cake, come aveva già fatto le altre volte. Scivolò piano piano e senza fare rumore ma il dolce si ruppe a metà, mantenendo intera la parte superiore e riducendo a briciole, pezzettini e pezzettoni la parte inferiore (dove peraltro si erano rifiugiate tutte le pere). Disastro! La mamma di Gio diventò prima rossa di rabbia, poi blu per effetto dell’apnea autoindotta per evitare di far uscire parolacce che avrebbero fatto rabbrividire un camionista in mezzo al traffico da ore: (alcune poi uscirono, ma la mamma scelse quelle meno volgari). Alla fase sproloqui, subentrò la fase di crisi: se non fosse che la mamma di Gio non butta mai via il cibo, credo avrebbe lanciato il dolce fuori dalla finestra fino all’ultimo pezzo di pera cotta! La crisi fu così forte che lo sconforto arrivò subito. Con ancora le presine in mano, la mamma si sedette fissando il plum cake con uno sguardo vuoto e triste. Ed è qui che entra in gioco l’eroina salvatrice, la cuoca provetta dalle mille idee che non si dà mai per vinta, l’eterna golosa. Avete capito di chi stiamo parlando, no? Proprio di Gio! L’illuminazione arrivò subito, come conseguenza dello stato catartico della madre e di un dolce letteralmente sbriciolato sul tavolo. “Mamma facciamo così: i pezzi più piccoli li teniamo noi.  Dai pezzi più grandi e dalla parte superiore intatta, ricaviamo dei cubetti di plum cake di uguale dimensione. Li mettiamo su un vassoio, sciogliamo la cioccolata fondente e con la sac-a-poche li ricopriamo in stile tegolino”. Il viso della mamma non si scompose: zero smorfie, zero risposte. Allora Gio prese in mano la situazione (e i pezzi di plum cake) e mise in pratica l’idea. Mentre lavorava la mamma restava ferma immobile, ma appena ebbe finito, un leggero sorriso spuntò sul suo viso. Era fatta! Gio aveva fatto felice la mamma, salvato la sua reputazione culinaria, ideato una nuova ricetta buona da mangiare e bella da vedere, e destinato una parte del dolce al resto della famiglia. Ecco il risultato:

Cubetti di torta ricoperti di cioccolato fondente

300 gr di farina di grano (essendo un dolce pensato per persone non intolleranti ha la farina di grano, ahimé)
200 gr di zucchero
3 uova
159 ml di olio evo
una bustina di lievito in polvere per dolci
150 ml di latte
2 pere grandi
80 gr di gocce di cioccolato

cioccolata fondente a piacere per guarnire

Attenzione! Questa ricetta contiene glutine!

Unire lo zucchero con le uova, mescolando energicamente. Unire al composto l’olio e il latte. Versare il tutto nel cestello della macchina del pane. Versare sopra al liquido la farina e sopra di essa, versare il lievito.
Avviare la macchina con il programma per dolci. Al suono per l’inserimento degli ingredienti solidi, versare le pere a tagliate a piccoli pezzi e le gocce di cioccolato.
A dolce cotto e ben raffreddato, tagliare a cubetti l’impasto e disporli su un vassoio, uno vicino all’altro.
Sciogliere il cioccolato fondente e versarlo nella sac-a-poche (usare il dosatore più piccolo a disposizione o tagliare la sac-a-poche usa e getta creando un piccolo foro). Guarnire i cubetti secondo l’estro del momento: per me le righe sono carine ma se avete più tempo potete cimentarvi in decori elaborati.

ps. La storia è vera: dall’inizio alla fine! Unica esagerazione: la mamma che conosce più parolacce di un camionista arrabbiato (mi scusino i camionisti per la metafora, ma dovevo rendere l’idea!)

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